Il Giubileo, detto anche Anno Santo, è il periodo speciale della remissione dei peccati, della riconciliazione e della conversione. Esso può essere ordinario e straordinario. Quello ordinario è legato a scadenze prestabilite, mentre quello straordinario viene indetto in occasione di qualche avvenimento di particolare importanza e la sua durata varia da pochi giorni ad un anno. La consuetudine di indire Giubilei straordinari risale al XVI secolo, e gli ultimi Anni Santi straordinari del XX secolo sono stati quelli del 1933, indetto da Pio XI per il diciannovesimo centenario della Redenzione, e del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione. Wojtyla lo inaugurò con la bolla Aperite portas Redemptori il 25 marzo 1983. Obiettivo: sottolineare la centralità del mistero della Redenzione come motore della fede e aprire solennemente il cammino della Chiesa verso il Grande Giubileo del 2000. L’anno giubilare fu esteso a tutte le diocesi del mondo e mentre a San Pietro si apriva la Porta Santa, in tutte le cattedrali del mondo veniva celebrato uno speciale rito di penitenza e di preghiera. La pratica dei giubilei straordinari, proclamati per ottenere uno speciale aiuto divino in momenti difficili o delicati della Chiesa universale o delle Chiese locali, oppure in occasioni di particolare solennità come l’inizio di un pontificato, è antica, e risale almeno al XVI secolo. I giubilei straordinari si celebrano in alcune località, per esempio a Santiago de Compostela negli anni in cui il 25 luglio, festa di San Giacomo apostolo, cade di domenica. Le origini del Giubileo risalgono all’Antico Testamento. Infatti la parola “giubileo” deriva da jubilaeum che a sua volta deriva dalle tre parole ebraiche jobel (ariete), jobil (richiamo) e jobal (remissione). Nel capitolo 25 del Levitico, infatti, il popolo ebraico viene incoraggiato a far suonare il corno (jobel) ogni quarantanove anni per richiamare (jobil) la gente di tutto il paese, dichiarando santo il cinquantesimo anno e proclamando la remissione (jobal) di tutti gli abitanti. Infatti secondo l’Antico Testamento il Giubileo portava con sé la liberazione generale da una condizione di miseria, sofferenza ed emarginazione. Così la legge stabiliva che nell’anno giubilare non si lavorasse nei campi, che tutte le case acquistate dopo l’ultimo Giubileo tornassero senza indennizzo al primo proprietario e che gli schiavi fossero liberati. Gesù trasformò i precetti dell’anno giubilare in una grande prospettiva ideale, in cui l’emancipazione, il perdono e l’inizio di un anno di grazia di Dio assumevano un nuovo significato. Un sabato infatti Gesù spiegò che era lui il Messia di cui si parla in un passo di Isaia, e che quel giorno prendeva inizio la salvezza e la “pienezza del tempo”. Così oggi il Giubileo fa riferimento alla missione di Cristo e a quanti lo seguono. In questo modo il Cristianesimo ha trasmesso al Giubileo ebraico un significato più pieno e più profondo. Questo infatti è un perdono generale, un’indulgenza aperta a tutti, che il Papa concede sotto determinate condizioni ai fedeli. È quindi fondato sul valore delle indulgenze e sul potere che la Chiesa ha di elargirle. In tutto nella storia della Chiesa sono stati celebrati 26 Giubilei compreso l’ultimo del 2000. Il rito più conosciuto del Giubileo è l’apertura solenne della Porta Santa: si tratta di una porta che viene aperta solo durante questa occasione, mentre negli altri anni rimane murata. Hanno una Porta Santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Il rito della Porta Santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un «percorso straordinario» verso la salvezza.